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Coreographi
Cose vecchie
Poetico e disturbante, stavolta. Da nodo nello stomaco. Mi spiace solo non aver capito bene la fine, sentire che qualcosa mi sfugge, scivola via. Mii spiace, perché mi sembra che mi manchi qualcosa per apprezzarlo del tutto.
Non sono sicura che mi piacciano le immagini staccate, mi sembra che interrompano il fluire delle immagini (non dei disegni). In ogni caso, sempre piacevolissimo leggerti, grazie :)
molto bello e molto forte. Ma anch’io, esattamente come giulia, non mi godo otalmente il finale perché non capisco, o meglio cerco di scrollare ancora, perché mi avevi promesso alla prima vignetta di spiegare quello che accadde.
Una sciocchezza (forse pure la continuità dello scroll) che non toglie nulla alla storia, ma alla sua lettura.Grazie Este
mi accodo al bello e disturbante
e credo che il limite di questa storia sia purtroppo la sequenza scroll (ma siamo su core per cui ciccia eheh)
probabilmente montato su una tavola tradizionale avrebbe reso di più
cmq, bravo
ecco, per fortuna me l’hanno spiegato. Non avevo capito la prima vignetta, che lessi come uomo che spacca o incula il ragazzino…
scusate, ho i miei limiti.. :(
il resto è grande
Molto bella, qualche problema di chiarezza sulla zoomata verso l’alto dal ponte della nave ma molto ma molto bella, non compiaciuta, non ruffiana. Bravo.
Proprio bella tosta, anche se siamo in due a non aver capito la prima vignetta, e siamo già due di troppo.
Comunque mi è piaciuta particolarmente la scena del topo divorato, ma io sono un malato.
Molto bravo.
è un mondo, un’infinita visione di aperture narrative, chiusure affettive; spalanca la mente, serra lo stomaco… grazie, E.
ho dovuto riflettere su quello “spaccato” all’inizio. e m’ha fatto bene, perché una volta colto non l’avrei più cambiato con nessun altro termine al mondo.
al solito Este mi procura, con la messa in scena delle sue allegorie, la stessa senzazione di quando da ragazzino mi affacciavo al pozzo in campagna. Veniva su un odore freddo. Sapevo che sul fondo c’era un’anguilla per tenerlo pulito (boh, sarà stato vero? ero ragazzino, credevo e basta) e aguzzavo la vista per scorgerla, ma l’acqua sul fondo del pozzo è uno specchio di metallo, chi sa, sa. Comunque a volte m’immaginavo un movimento, un guizzo, boh.
Mia madre mi diceva “Non sporgerti che la testa pesa più di tutto il corpo e finisci giù!” e io mi cagavo sotto e stavo aggrappato al bordo.
ecco. nei fumetti di este mi fa paura sporgermi, e non riesco a vedere l’anguilla. ma so che c’è.
PS
definisco allegoriche le figure di este perché sembrano riferirsi a cose specifiche che non mi (ci) è dato conoscere, e non simboli universali. Che poi questa lettura sia corretta o vittima d’un effetto artificioso, lascia comunque in me la sensazione aver sfiorato il “personale”. Un’intimità non completamente condivisa e condiviDibile.
@orsopapi
vedi quante visioni diverse si attivano? Montata in pagina non ce la vedevo proprio, la morte sua (che affonda) è lo scroll (per me).
ho letto stamattina.
ho provato diverse sensazioni, in scroll.
la prima è stata amore paterno: ho rivissuto alcune situazioni della mia infanzia, con persone adulte che si fanno scudo dei bambini per la propria sopravvivenza.
ho provato la rabbia e la cattiveria di rivolta verso chi fa del male senza neanche la dignità di rendersene conto.
ho provato il sonno di quando ti addormenti in orari e posti non convenzionali, ho sentito la tempia battere contro il pavimento coricandomi per terra.
ho provato l’esser soli senza esser stati avvertiti che si sarebbe stati lasciati così: mi raccomando, comportati bene.
ho provato il passare del tempo tra l’esser lasciati soli e la consapevolezza di esser soli, e il conseguente fare cose da soli, di propria iniziativa.
ho provato la certezza che la madre diventa mamma, non c’è abbandono, è solo andata via per un momento, e tu t’industri a cercarla.
e ho sentito il cuore stringersi e gli occhi bagnarsi e la necessità assoluta, improrogabile di proteggere Alfredino, a qualunque costo.
e l’unica parola che mi viene in mente è: grazie, Estebans.
a riguardo del disegno e la tecnica penso in alcuni punti lo scroll sia la sua unica via di vita, in altri che un enorme libro come quelli di Richard Scarry ne sarebbe l’unico supporto degno.
non penso che la nave sia confusa: credo si sia noi a dover cambiare visuale e guardare dall’alto anziché dal di fronte.
la tavola iniziale si ricongiunge perfettamente alla finale: si nasce scalciando. il neologismo “spaccato” forse ha radici dialettali, non lo so: ma è probabile che partorendo ci si spacchi davvero.
il testo, come tutti quelli di Estebans, al solito non mi delude e mi fa immaginare cose mie: mi dà partenze e spunti.
provo invidia sincera per questo suo muoversi in immagini e ricordi e situazioni.
Alfredino e il suo sorriso teppistello, che prende coscienza di esser lui il capitano, dentro il mastello della coffa, è di una tenerezza incredibile.
non so se Este sia padre o meno, è abbastanza irrilevante. ma m’ha aperto un mondo nuovo su come e quanto voi uomini possiate osservare un bimbo.
come Mak penso anch’io ci siano rimandi e citazioni, ma è anche bello metterci dentro le proprie, inserendoci le sensazioni.
di nuovo: grazie.
ps: chiedo scusa della prolissità. :)
è che quel topastro, che fa capolino, è il nostro gioco-sicurezza dell’infanzia. faccio fatica a non trovare un coinvolgimento in ricordi in tutta la storia.
sopportatemi così, melensa e mastroiannica :D
Per due terzi la storia mi piace molto, ed è una delle poche volte che apprezzo veramente Estebans. In particolare ho apprezzato quando Alfredino viene legato al contrario ed è l’unica occasione che ha per abbracciare suo padre. Così patetico, così umano… non si può che provare empatia e vergogna contemporaneamente.
Però – ahimè, sapete che sono tardo – non ho mica capito la poesiola finale. E non ho capito il collegamento con l’inizio. Se qualcuno vuole spiegarmi… in privato, però, che pubblicamente è troppo umiliante.
Neanche io son convinta di aver capito tutto, però non sono sicura di voler sapere.
Mi accontento anche di meno, in questo caso.
Ce n’è già un casino anche così.
non ci credo che nel mio tono migliore alla Carmelo Bene, ho scritto senZazione.
hehehe
io ci so’ nato miles gloriosus. born to be ridicolous.
nnaggiamort’
a volte mi sottovaluto.
avevo capito tutto.
olè.
Dopo attento discettamento con Skiribilla, ho capito che non è che non avevo capito una mazza, sono stati più i commenti a sviarmi, a farmi pensare che non avevo capito nulla.
Comunque devo dire che la storia mi è piaciuta parecchio, a parte il finale. Mi pare che quella parte finale più “poetica” sia un po’ una nota stonata che rovina il resto… ma degustibus.
Comunque mi pare che la capacità di Estebans di “raccontare” sia migliorata. Sarà tanto bravo a “pensarle” le cose, ma è solo una parte del lavoro… raccontare è un altra bella fatica che stavolta mi pare abbia dato frutti migliori.
Ci sarà invece chi preferiva sue cose meno comprensibili. D’altronde c’è a chi piace Paul Klee, io mi diverto di più con Roy Lichtenstein…
non c’è storia di Este che non legga almeno una dozzina di volte.
Di solito le prime 4/6 sono per necessità, per evitare di sentirmi il coglione che non ha capito.
Poi capisco (quello che mi pare) e allora continuo a rileggere per vedere se c’è qualcosa che mi sono perso e che potrebbe avvalorare la mia tesi. E allora inizio a gustare Este. Che riesce sempre ad esaltare aspetti nuovi e impensabili.
Mi porti per mare ogni volta Este, e per questo ti ringrazio. Per me rimani il più coinvolgente di Core, nel senso che quando fruisco delle tue cose (perchè leggere solamente sarebbe riduttivo) mi immergo completamente, ai limiti del rincoglionimento.
E malgrado resti sempre una vocina nella testa che mi ripete “non hai capito un cazzo, coglione!”, io me ne frego, ti ringrazio e ti rileggo.
Bravo.
Leon
Neanch’io sono sicuro di aver capito tutto. Sicuramente, le storie di Estebans mi lasciano sempre un miscuglio di sensazioni che vanno oltre l’aver capito pienamente tutto il flusso narrativo. Anch’io ho fatto la mia interpretazione e mi sono dato le mie spiegazioni, e va bene così.
Mi piace molto la ripresa dall’alto della nave.. continuo a vederci la schiena ed i fianchi di una donna, perché la nave è la vera madre di Alfredino, e questa consapevolezza l’ho avuta con le forme della nave proprio nel momento in cui lui si chiede dove sia, la sua mamma.
Grazie, Estebans.
piaciuto, bello! una bella storia! bravo! (però bis!)
hai scritto sensaZione perché ORMAI sei mio, e se non lo sai, SALLO